Ryokan, onsen e gaijinn (Prima parte)
Hatsukaichi, ore 08.00
Da Miyajimaguchi prendiamo di nuovo lo shinkansen per Himeji, alle 10.45 abbiamo la coincidenza con il locale che in un'oretta e mezza ci porterà a Kinosakionsen.
La città lascia presto spazio alla campagna e ad un tratto siamo in mezzo alle risaie.
La città lascia presto spazio alla campagna e ad un tratto siamo in mezzo alle risaie.
Finalmente arriviamo a Kinosaki, piccola località termale a nord di Kyoto. Appena arrivati in stazione veniamo subito accolti da una guida che ci consegna la mappa del villaggio e ci indica dove si trova il Shinonomesu, il nostro ryokan. È molto carino qui, percorro le stradine piene di negozietti di souvenirs e di ristorantini che propongono le specialitá del posto, in un'atmosfera rilassata e tipicamente vacanziera.
La nostra è al secondo piano. Bisogna lasciare le ciabattine fuori ed entrare scalzi, seguo la proprietaria che ci fa strada ed imito un po' goffamente i suoi gesti. Il vero ostacolo qui è capirsi, la signora parla solo giapponese e conosce pochissimi termini inglesi tutti suoi.
Ci metto un po' per capire che "ottì" vuol dire che ci sta offrendo il te (hot tea), che dobbiamo indossare gli yukata, dei semplici kimono di cotone, che l'uchiyu è al piano terra, che ci sta dando un pass di libero accesso ai sette bagni pubblici esterni compreso nel pernottamento (ma whaoo!!) e che la cena ci verrà servita in camera come da tradizione alle sei. Per prima cosa prendiamo il te e decidiamo il da farsi.
Lasciamo le valigie e in attesa di poter fare il solito check in alle 15, andiamo alla scoperta del villaggio. A Kinosaki ci sono sette bagni termali disposti lungo le rive di un grazioso ruscello che attraversa la città, diversi templi, innumerevoli attività commerciali, numerose vasche dove si possono immergere i piedi, altre dove bere, molti locali e sale giochi per il divertimento dei visitatori.
Scegliamo dove pranzare. Optiamo per una specie di izakaya nella via principale, che serve prevalentemente sakè e qualche piattino di tapas. Ordiniamo alla cieca: nel menù non c'è nemmeno una foto che ci possa aiutare e in vetrina nessuna traccia delle classiche riproduzioni dei piatti ai quali solitamente facciamo affidamento.
Questa volta non sono troppo fortunata, mi portano una discreta tempura di gamberi e un'insignificante salsina dove intingerli, come accompagnamento di mostruose lumache di mare, amarissime e che nonostante tutta la mia buona volontà non riesco proprio a mangiare. Proseguiamo l'esplorazione dei dintorni e come sto imparando del Giappone ovunque puó nascondersi uno scorcio magico: avvistiamo un falco che vola in cerchio sopra un tempio, come un miraggio.
Poco più avanti troviamo il primo onsen, la struttura è bellissima, e di fronte c'è un delizioso giardino acquatico pieno di ninfee.
Torniamo al Shinonomesou. L'ingresso è piuttosto semplice, tutto di legno e c'è una imponente schiera di ciabattine ad accogliere gli ospiti. Ci togliamo le scarpe e le indossiamo. E' una locanda tradizionale, che mantiene lo stile del periodo Edo (1603-1868), caratterizzata da ambienti essenziali e spogli e le cui stanze di notte fungono da camera e di giorno da sala da pranzo.
Ci metto un po' per capire che "ottì" vuol dire che ci sta offrendo il te (hot tea), che dobbiamo indossare gli yukata, dei semplici kimono di cotone, che l'uchiyu è al piano terra, che ci sta dando un pass di libero accesso ai sette bagni pubblici esterni compreso nel pernottamento (ma whaoo!!) e che la cena ci verrà servita in camera come da tradizione alle sei. Per prima cosa prendiamo il te e decidiamo il da farsi.
Siccome sono consapevole che il rituale dell'onsen è particolare, che ci sono diverse regole da seguire e che il rischio di figuracce è in agguato (secondo un pregiudizio molto comune i gaijinn, gli stranieri, non sono molto puliti) decido di fare prima un po' di pratica nella stanza da bagno al piano inferiore. Scendiamo e scopro che nel ryokan c'è anche un delizioso cortiletto interno con tanto di laghetto con le koi. Entro nell'uchiyu femminile e fortunatamente sono sola, perchè il bagno va fatto nudi e non sono sicura di essere ancora pronta per condividere questa esperienza.
I vestiti vanno lasciati dentro a degli armadietti nello spogliatoio, dopodichè si entra nella vera e propria stanza da bagno e bisogna lavarsi con bagnoschiuma e shampoo nelle apposite postazioni intorno alla vasca, sopra degli sgabelli (l'idea di sedersi nuda li sopra fa un po' senso) utilizzando un catino (come?) e mini asciugamanino bianco (come?) che ho dimenticato in camera insieme all'asciugamano vero e proprio. Prima figuraccia da gaijinn, mi rivesto completamente e vado a recuperarli, ci riprovo. Lavarsi con lo straccetto è strano, non che sia complicato, va usato come una spugna, ma non mi viene naturale, i giapponesi lo prendono anche da un capo all'altro e se lo passano sulla schiena, io mi sento troppo goffa. Col catino invece improvviso e mi prendo a secchiate ringraziando che non mi stia vedendo nessuno. Suppongo sia il modo corretto di usarlo, siccome so che è fondamentale immergersi nella vasca senza residui di sapone. Lo uso anche per sciacquare bene lo straccetto che devo portare con me, ma non entrare a contatto con l'acqua della vasca (se mai andrete in un onsen mi ringrazierete, queste cose non le spiega nessuno!) so che si può piegare ed appoggiarselo in testa, ma io sinceramente non me la sento e non ho capito se lo fanno solo gli uomini. Finalmente pronta, mi immergo. È calda e piacevole, però ho perso più tempo a lavarmi che a rilassarmi ed è già ora di andare. Torno in camera e rimetto lo yukata, ci facciamo coraggio e decidiamo di uscire (anche se nel frattempo è iniziato a piovere). All'ingresso, tutti in fila ora ci sono i geta (i sandali tradizionali) e li indossiamo, ci allungano anche un ombrello e via! I sandali sono un po' piccoli, ma dopo i primi passi diventano quasi comodi e guardandomi intorno mi accorgo che a poco a poco tutti si sono cambiati e portano gli yukata, ed è meraviglioso.
Ma improvvisamente un dubbio mi assale. Quelli che indossano gli altri sono diversi, senza stemma del ryokan e più colorati..
Seconda figura da gaijinn, questa volta colossale: siamo usciti in pigiama!
Seconda figura da gaijinn, questa volta colossale: siamo usciti in pigiama!
Ritorniamo in camera leggermente abbattuti, la signora ci intercetta e ci porge subito due yukata adatti (e che cavolo, non ci poteva fermare? Forse non voleva offendere i nostri gusti in fatto di abbigliamento?). Sono le 17.45, apriamo la porta della nostra stanza e dentro troviamo.. la cena!