L'isola in cui convivono gli uomini e gli dei
Il torii d'ingresso di Itsukushima |
Hatsukaichi, ore 17.00
Arrivati alla stazione di Miyajimaguchi ci aspetta il ferry boat che ci porterà a Itsukushima.
Per colpa dell'okonomiyaki si è fatto più tardi del previsto e purtroppo non riusciremo ad arrivare con la bassa marea, ma in compenso è uscito il sole e c'é una bellissima luce.
Il tragitto in battello è piuttosto breve e ci godiamo la bella vista sulla città, mentre Miyajima è sempre più vicina. Considerata sacra, l'accesso è stato a lungo proibito, finchè nel 593 d. C. non venne costruito il santuario shintoista dedicato alla dea custode dei mari. Ancora oggi, per preservare la purezza dell'isola, non è consentito l'accesso alle donne incinte ed ai malati terminali, in quanto nascita e morte contaminerebbero il luogo, dissacrandolo. Inoltre, per poter visitare il tempio, i pellegrini sono tenuti a passare dal torii, il portale rituale che si erge in mare a 200 metri dalla riva e che solo con la bassa marea è possibile raggiungere a piedi.
Sbarchiamo e per primi vengono ad accoglierci i cervi sika, messaggeri divini ed abituati ai turisti, che li viziano dandogli da mangiare. Sono estasiata perchè difficilmente mi ricapiterà di poterli vedere così vicini da poterli toccare, però dopo un po' diventano talmente spavaldi che si fanno quasi invadenti, infilano il muso tra i vestiti ed uno mi rosicchia la maglia.
Cerchiamo il torii che conduce al santuario. Non solo è una delle vedute più famose del Giappone, ma assieme a Matsushima (un arcipelago composto da 260 isole nella omonima baia) e Amanohashidate (il ponte del cielo, un banco di sabbia di 3,6 km che attraversa tutta la baia di Miyazu) è considerato uno dei tre punti panoramici più scenografici della nazione, chiamati Nihon Sankei. La curiosità è che questa credenza esiste da secoli, perchè fu stabilito che fossero i migliori da Hayashi Razan, consigliere dei primi quattro shogun Tokugawa, nel 1643 ed è tradizione visitarli tutti e tre almeno una volta nella propria vita.
Effettivamente è mozzafiato e proprio di fronte si erge il santuario, che sta cominciando a tingersi di un rosso ancora più intenso nella luce del tramonto.
Le montagne sullo sfondo, Itsukushima e il mare in primo piano si fondono in un capolavoro di bellezza paesaggistica giapponese, considerato Patrimonio mondiale dell'umanità dell' UNESCO. E mentre cammino sui pontili del tempio che si riflettono sull'acqua non mi è difficile comprendere l'affascinante sortilegio di questa piccola isola.
Mi mancano le parole per descrivere tanta bellezza, questo luogo fluttuante è magico ed ogni passo qui sembra essere intriso di qualcosa di intangibile e sacro.
Un flauto risuona mistico dal santuario mentre cala la sera. Nei dintorni ci sono altri templi minori, due pagode e il parco Momijidani dove ci infiliamo prima che faccia tardi per scattare qualche foto. Si trova alle pendici del monte sacro Misen. Qui è proibito tagliare gli alberi, così che la natura si fa più selvaggia e c'è un sottofondo fittissimo di una moltitudine di uccelli.
Fa buio troppo presto, decidiamo di cenare sull'isola, scelta che si rivela essere un errore perchè nessun locale mi convince completamente: sembrano essere tutti un po' troppo turistici, nei menù compaiono addirittura pizza e carbonara ed i prezzi sono cari. Purtroppo non vedo alternative e ci decidiamo ad entrare in un ristorante. Scelgo le ostriche, che dovrebbero essere la specialità del posto e mi vengono portate prima fritte, accompagnate da una sorta di salsa rosa e successivamente alla crema con contorno di spinaci. Peccato, come temevo sono piatti occidentalizzati che non mi convincono più di tanto.